Arcidiocesi di Torino

PARROCCHIA SANTI GIOVANNI BATTISTA 

E REMIGIO di CARIGNANO

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Parrocchia Santi Giovanni Battista e Remigio

di Carignano (TO)

 

Duomo di Carignano (1764)

 

Grande benefattore dell'opera fu il notaio  Sebastiano Frichieri

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Cenni storici

A metà del XVII  secolo, l'antica parrocchiale, consacrata nel 1484, risultava insufficiente ad  accogliere la popolazione carignanese, e si trovava in pessime condizioni  statiche. Nel 1755 il Consiglio Comunale deliberò l'abbattimento dei vecchio  edificio - con il consenso dell'abate commendatario di S. Michele della  Chiusa, da cui la chiesa dipendeva - e la sua ricostruzione.

 

Si nominarono alcuni cittadini coi titolo  di fabbriceri affinché attendessero a quanto occorreva per l'erezione. Il  progetto fu offerto gratuitamente - su intermediazione dei marchese  Sanmartino e forse dei principe di Carignano - dal conte Benedetto  Alfieri, Primo Architetto del Re dopo la morte di Filippo Juvarra. Secondo alcuni studiosi, l'architetto Bernardo Vittone, attivo da tempo in  Carignano (suoi sono i disegni per l'Ospizio di Carità e per la Chiesa dei  Valinotto), avrebbe presentato un altro progetto, che sarebbe stato scartato per  l'ingente spesa che avrebbe comportato; è verosimile che il progetto di Vittone  sia stato proposto per il Duomo Nuovo da riedificare in Torino e non in  Carignano.

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Benedetto Alfieri

Con l'atterramento della vecchia parrocchiale fu possibile  recuperare parte dei materiale da costruzione; una fornace per i mattoni fu  insediata presso la cappella di S. Rocco, fuori dell'abitato, mentre Alfieri  richiese l'abbattimento delle migliori roveri della zona per provvedere alle  capriate. La chiesa della Madonna della Misericordia (Battuti Neri), fu  scelta come parrocchiale provvisoria. Grande benefattore dell'opera fu il notaio  Sebastiano Frichieri, che sceglierà di vivere povero tra i poveri nell'Ospizio di Carità. La  fabbrica della parrocchiale si protrasse, dal 1757 (posa della pietra  fondamentale) al 1764 (consacrazione), con alterne: vicende e fasi di  interruzione dei lavori.

 

Nel settembre 1757, a cantiere ormai avviato,  Alfieri presentò un nuovo progetto, che fu quello definitivo; mancando il  disegno originale del primo e confrontando: le copie eseguite dall'arch. Mella  nel 1870 partendo dagli originali alfieriani, si possono solo fare delle  congetture sul primo progetto.

Il risultato finale comunque risultò il  capolavoro che possiamo ammirare.

 

A Carignano, l'architetto soddisfa  appieno un tema funzionale, architettonico ed urbanistico. La chiesa infatti  viene posta al centro della città, verso lo spazio pubblico più rappresentativo  per la Comunità (l'antica P.zza dei Mercato, su cui prospettava il Palazzo  Civico), ma esigenze legate alla presenza della vecchia chiesa ed in parte  all'uso razionale del lotto edificabile, richiedono una planimetria con il lato  maggiore a fronte della piazza. Non sarebbe stato impossibile utilizzare la  superficie in profondità, ma l'architetto pare accettare la sfida, creando uno  spazio nuovo con l'ampliamento della piazza, attraverso un intervento tipico  dell'arte barocca.

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Il benefattore, Giuseppe Sebastiano Frichieri

Il Duomo di Carignano rovescia gli schemi fino ad  allora seguiti in architettura: chi entra dalla porta principale può vedere  contemporaneamente tutti gli altari; inoltre è ribaltata la scenografia barocca  incentrata sulla teatralità dell'altare maggiore: è il celebrante a percepire il  peristilio (il grande colonnato interno) come fondale di un teatro.

Sull'unica navata si aprono sei cappelle, tre per parte del presbiterio; le  due centrali sono maggiormente sfondate rispetto alle altre, per sopportare  ciascuna due speroni, che dall'esterno controbilanciano la spinta della volta  anulare della navata.

Copre il peristilio una calotta a quarto di sfera, che  spinge verso la facciata, la quale con la sua convessità ne controbilancia la  spinta. Se lo schema del teatro è invertito, è però dall'atrio il punto  privilegiato di visione. L'ingresso della chiesa, una pianta centrale divisa a  metà, porta il visitatore direttamente all'interno dello spazio, con una lettura  simultanea in più direttrici, cosa che verrebbe negata dalla pianta centrale o  nella chiesa a navate. 

Il Duomo è stato definito uno spazio in tensione: la  copertura pare tendersi, attraverso le forcelle che segnano la calotta,  dall'atrio verso le cappelle; l'atrio, visto dall'abside, appare come un unico  grandioso pilastro che regge la grande fuga delle volte.

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La decorazione  degli interni iniziò ancora prima della consacrazione ufficiale, compiuta nel  1764 dal cardinale Carlo Vittorio delle Lanze; arcivescovo titolare di Nicosia  ed Elemosiniere del Re. Dalla vecchia parrocchiale gotica furono recuperati  pochi arredi, mentre andarono disperse importanti tele del Pistone, del Claret e  del Molineri.

 

Tra gli arredi recuperati, il contraltare ligneo  (datato 1756), che ha un alto valore documentario, in quanto rappresenta uno  scorcio della Città con l'antico Castello (abbattuto nel 1821) e la antica  parrocchiale.

 

Nel Duomo lavorarono vari artisti luganesi (tra i quali si  distinsero Andrea Rossi, Francesco Bottinelli, Sant Bartolomeo), assai  apprezzati dall'Alfieri, avendo già operato nei cantieri della Corte e di alcuni  palazzi nobiliari.

Tra le opere d'arte che furono commissionate  appositamente per il Duomo, sicuramente da citare sono: l'altare  maggiore, eseguito da Rossi e Bottinelli con marmi pregiati (alcuni dei  quali donati dal Re Carlo Emanuele III, in visita al cantiere); le quattro  grandi statue dei Dottori della Chiesa, realizzate nel 1764 in stucco dal  luganese Carlo Giuseppe Bollina (attivo poi nei cantieri dei Castello di  Racconigi e del Palazzo Cavour di Santena) e poste nelle nicchie lungo la  navata; la cassa dell'organo, intagliata nel 1771 dal carignanese  Giuseppe Antonio Riva.

Cardinale Carlo Vittorio delle Lanze

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Contraltare ligneo 1756

I quattro Dottori della Chiesa (1764) - S.Ambrogio, S.Agostino, S.Atanasio e S.Giovanni Crisostomo

Al posto dell'ancona dell'altare maggiore, l'arch.  Luigi Barberis che seguiva i lavori per conto dell'Affieri - progettò di  porre un grande altorilievo in marmo. Ignazio Collino, Primo Scultore  di Sua Maestà, venne appositamente a Carignano per studiare dove e come porre convenientemente l'opera, che fu realizzata in stucco e calce dal celebre Giovan Battista Bernero (circa 1765): l'altorilievo rappresenta il Padreterno  Benedicente e i Santi patroni della Città.

Lo splendido organo, posto  nel 1764, fu rifatto con l'aggiunta, di registri da Giovanni Bossi nel 1863.

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L'interno della Chiesa fu totalmente imbiancato nel 1776.  Solo nel 1879  il parroco Capriolo decise di far affrescare il Duomo, innescando una grande polemica tra gli artisti locali e della capitale, che ritenevano inadatta  qualsiasi decorazione.

I lavori furono affidati al pittore Emanuele  Appendini di Carmagnola, che riuscì a dipingere solo il Giudizio Universale  (presbiterio) e le volte di alcune cappelle.

Alla sua morte (1879) fu  chiamato il giovane Paolo Gaidano  di Poirino, che in soli sei anni (1879-85) portò a termine l'opera,  affrescando scene della vita di S.Remigio e di S.Giovanni Battista.  Le sue  opere migliori rimangono quelle meno accademiche, come la bellissima Caduta  di Lucifero, l'incontro di Gesù con la Samaritana e L'Orazione nell'Orto di  Getsemani.

Dai disegni trascritti dell'arch. Mella , risulta che  Alfieri avesse previsto un piccolo campanile, forse su sollecito della Comunità  carignanese. La Comunità riuscì a far erigere un campanile mozzo su cui fu posta  la campanella di segnalazione sino ad allora allocata sulla torre civica (come  si rileva da una fotografia Alinari di fine XIX secolo). Nel 1833-34 furono  raccolti fondi per l'innalzamento, ma senza risultato.

 

 

Nel 1932 il prevosto  Gambino riuscì a reperire i fondi per la costruzione del campanile, in stile neo barocco. Non  mancarono, nemmeno in quell'occasione le vive polemiche di chi riteneva  sproporzionato rispetto alla mole della Chiesa qualsiasi campanile.

Perduti gli  originali alfieariani, l'ing. carignanese G. Cornaglia preparò un disegno che  evitasse le stonature con l'edificio religioso, consultando i disegni  "dell'abozo del Campanilio del Duomo di Caregniano", preparato da Francesco  Perrucchetti, assistente dell'Alfieri.

La spesa fu sostenuta in massima  parte dal parroco, ma le sei campane furono offerte dalle varie compagnie  religiose e fuse dalla ditta Mazzola di Valduggia; a queste sei, si aggiunse la  vecchia campana dell'orologio.

Teologo Giovanni Battista Gambino (Poirino 1870-Carignano 1935)

Teologo Giovanni Battista Gambino

(Poirino 1870-Carignano 1935)

Testi  a cura dell'Assessorato al Turismo del Comune di Carignano - PROGETTO  CULTURA E TURISMO Onlus.