Arcidiocesi di Torino
PARROCCHIA SANTI GIOVANNI BATTISTA
E REMIGIO di CARIGNANO
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Parrocchia Santi Giovanni Battista e Remigio
di Carignano (TO)
Cenni storici
A metà del XVII secolo, l'antica parrocchiale, consacrata nel 1484, risultava insufficiente ad accogliere la popolazione carignanese, e si trovava in pessime condizioni statiche. Nel 1755 il Consiglio Comunale deliberò l'abbattimento dei vecchio edificio - con il consenso dell'abate commendatario di S. Michele della Chiusa, da cui la chiesa dipendeva - e la sua ricostruzione.
Si nominarono alcuni cittadini coi titolo di fabbriceri affinché attendessero a quanto occorreva per l'erezione. Il progetto fu offerto gratuitamente - su intermediazione dei marchese Sanmartino e forse dei principe di Carignano - dal conte Benedetto Alfieri, Primo Architetto del Re dopo la morte di Filippo Juvarra. Secondo alcuni studiosi, l'architetto Bernardo Vittone, attivo da tempo in Carignano (suoi sono i disegni per l'Ospizio di Carità e per la Chiesa dei Valinotto), avrebbe presentato un altro progetto, che sarebbe stato scartato per l'ingente spesa che avrebbe comportato; è verosimile che il progetto di Vittone sia stato proposto per il Duomo Nuovo da riedificare in Torino e non in Carignano.
Benedetto Alfieri
Con l'atterramento della vecchia parrocchiale fu possibile recuperare parte dei materiale da costruzione; una fornace per i mattoni fu insediata presso la cappella di S. Rocco, fuori dell'abitato, mentre Alfieri richiese l'abbattimento delle migliori roveri della zona per provvedere alle capriate. La chiesa della Madonna della Misericordia (Battuti Neri), fu scelta come parrocchiale provvisoria. Grande benefattore dell'opera fu il notaio Sebastiano Frichieri, che sceglierà di vivere povero tra i poveri nell'Ospizio di Carità. La fabbrica della parrocchiale si protrasse, dal 1757 (posa della pietra fondamentale) al 1764 (consacrazione), con alterne: vicende e fasi di interruzione dei lavori.
Nel settembre 1757, a cantiere ormai avviato, Alfieri presentò un nuovo progetto, che fu quello definitivo; mancando il disegno originale del primo e confrontando: le copie eseguite dall'arch. Mella nel 1870 partendo dagli originali alfieriani, si possono solo fare delle congetture sul primo progetto.
Il risultato finale comunque risultò il capolavoro che possiamo ammirare.
A Carignano, l'architetto soddisfa appieno un tema funzionale, architettonico ed urbanistico. La chiesa infatti viene posta al centro della città, verso lo spazio pubblico più rappresentativo per la Comunità (l'antica P.zza dei Mercato, su cui prospettava il Palazzo Civico), ma esigenze legate alla presenza della vecchia chiesa ed in parte all'uso razionale del lotto edificabile, richiedono una planimetria con il lato maggiore a fronte della piazza. Non sarebbe stato impossibile utilizzare la superficie in profondità, ma l'architetto pare accettare la sfida, creando uno spazio nuovo con l'ampliamento della piazza, attraverso un intervento tipico dell'arte barocca.
Il benefattore, Giuseppe Sebastiano Frichieri
Il Duomo di Carignano rovescia gli schemi fino ad allora seguiti in architettura: chi entra dalla porta principale può vedere contemporaneamente tutti gli altari; inoltre è ribaltata la scenografia barocca incentrata sulla teatralità dell'altare maggiore: è il celebrante a percepire il peristilio (il grande colonnato interno) come fondale di un teatro.
Sull'unica navata si aprono sei cappelle, tre per parte del presbiterio; le due centrali sono maggiormente sfondate rispetto alle altre, per sopportare ciascuna due speroni, che dall'esterno controbilanciano la spinta della volta anulare della navata.
Copre il peristilio una calotta a quarto di sfera, che spinge verso la facciata, la quale con la sua convessità ne controbilancia la spinta. Se lo schema del teatro è invertito, è però dall'atrio il punto privilegiato di visione. L'ingresso della chiesa, una pianta centrale divisa a metà, porta il visitatore direttamente all'interno dello spazio, con una lettura simultanea in più direttrici, cosa che verrebbe negata dalla pianta centrale o nella chiesa a navate.
Il Duomo è stato definito uno spazio in tensione: la copertura pare tendersi, attraverso le forcelle che segnano la calotta, dall'atrio verso le cappelle; l'atrio, visto dall'abside, appare come un unico grandioso pilastro che regge la grande fuga delle volte.
La decorazione degli interni iniziò ancora prima della consacrazione ufficiale, compiuta nel 1764 dal cardinale Carlo Vittorio delle Lanze; arcivescovo titolare di Nicosia ed Elemosiniere del Re. Dalla vecchia parrocchiale gotica furono recuperati pochi arredi, mentre andarono disperse importanti tele del Pistone, del Claret e del Molineri.
Tra gli arredi recuperati, il contraltare ligneo (datato 1756), che ha un alto valore documentario, in quanto rappresenta uno scorcio della Città con l'antico Castello (abbattuto nel 1821) e la antica parrocchiale.
Nel Duomo lavorarono vari artisti luganesi (tra i quali si distinsero Andrea Rossi, Francesco Bottinelli, Sant Bartolomeo), assai apprezzati dall'Alfieri, avendo già operato nei cantieri della Corte e di alcuni palazzi nobiliari.
Tra le opere d'arte che furono commissionate appositamente per il Duomo, sicuramente da citare sono: l'altare maggiore, eseguito da Rossi e Bottinelli con marmi pregiati (alcuni dei quali donati dal Re Carlo Emanuele III, in visita al cantiere); le quattro grandi statue dei Dottori della Chiesa, realizzate nel 1764 in stucco dal luganese Carlo Giuseppe Bollina (attivo poi nei cantieri dei Castello di Racconigi e del Palazzo Cavour di Santena) e poste nelle nicchie lungo la navata; la cassa dell'organo, intagliata nel 1771 dal carignanese Giuseppe Antonio Riva.
Cardinale Carlo Vittorio delle Lanze
Contraltare ligneo 1756
I quattro Dottori della Chiesa (1764) - S.Ambrogio, S.Agostino, S.Atanasio e S.Giovanni Crisostomo
Al posto dell'ancona dell'altare maggiore, l'arch. Luigi Barberis che seguiva i lavori per conto dell'Affieri - progettò di porre un grande altorilievo in marmo. Ignazio Collino, Primo Scultore di Sua Maestà, venne appositamente a Carignano per studiare dove e come porre convenientemente l'opera, che fu realizzata in stucco e calce dal celebre Giovan Battista Bernero (circa 1765): l'altorilievo rappresenta il Padreterno Benedicente e i Santi patroni della Città.
Lo splendido organo, posto nel 1764, fu rifatto con l'aggiunta, di registri da Giovanni Bossi nel 1863.
L'interno della Chiesa fu totalmente imbiancato nel 1776. Solo nel 1879 il parroco Capriolo decise di far affrescare il Duomo, innescando una grande polemica tra gli artisti locali e della capitale, che ritenevano inadatta qualsiasi decorazione.
I lavori furono affidati al pittore Emanuele Appendini di Carmagnola, che riuscì a dipingere solo il Giudizio Universale (presbiterio) e le volte di alcune cappelle.
Alla sua morte (1879) fu chiamato il giovane Paolo Gaidano di Poirino, che in soli sei anni (1879-85) portò a termine l'opera, affrescando scene della vita di S.Remigio e di S.Giovanni Battista. Le sue opere migliori rimangono quelle meno accademiche, come la bellissima Caduta di Lucifero, l'incontro di Gesù con la Samaritana e L'Orazione nell'Orto di Getsemani.
Dai disegni trascritti dell'arch. Mella , risulta che Alfieri avesse previsto un piccolo campanile, forse su sollecito della Comunità carignanese. La Comunità riuscì a far erigere un campanile mozzo su cui fu posta la campanella di segnalazione sino ad allora allocata sulla torre civica (come si rileva da una fotografia Alinari di fine XIX secolo). Nel 1833-34 furono raccolti fondi per l'innalzamento, ma senza risultato.
Nel 1932 il prevosto Gambino riuscì a reperire i fondi per la costruzione del campanile, in stile neo barocco. Non mancarono, nemmeno in quell'occasione le vive polemiche di chi riteneva sproporzionato rispetto alla mole della Chiesa qualsiasi campanile.
Perduti gli originali alfieariani, l'ing. carignanese G. Cornaglia preparò un disegno che evitasse le stonature con l'edificio religioso, consultando i disegni "dell'abozo del Campanilio del Duomo di Caregniano", preparato da Francesco Perrucchetti, assistente dell'Alfieri.
La spesa fu sostenuta in massima parte dal parroco, ma le sei campane furono offerte dalle varie compagnie religiose e fuse dalla ditta Mazzola di Valduggia; a queste sei, si aggiunse la vecchia campana dell'orologio.
Teologo Giovanni Battista Gambino
(Poirino 1870-Carignano 1935)
Testi a cura dell'Assessorato al Turismo del Comune di Carignano - PROGETTO CULTURA E TURISMO Onlus.